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L’arte del legno a Firenze: una storia lunga 7 secoli (2°parte)
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- arte del legno, corporazione lagnaiuoli, ebanisteria, legno a Firenze
- 4 Febbraio 2014
Un tuffo nel microuniverso di un’antichissima corporazione. Mille figure, un’unica passione: consacrare il legno ad opera d’arte
Le prime notizie sull’Arte dei Legnaiuoli registrate presso l’Archivio di Stato di Firenze risalgono al 1290. È questo il periodo storico in cui un po’ su tutto il territorio nazionale prende campo l’arte del decoro e i manufatti in legno si impreziosiscono di lucidature, ornamenti pittorici, intarsi in metallo e pietre dure, preziose applicazioni in oro, bronzo e argento.
La corporazione fiorentina dei legnaiuoli comprendeva diverse personalità e funzioni: c’erano i costruttori e i commercianti di forzieri, casse e bauli, quelli che invece si occupavano di fabbricazione e smercio di botti, tini e altri recipienti per il vino, e infine i trasportatori di legname. Nel 1358 a questo gruppo già di per sé articolato si aggiunsero i maestri di Pietra e di Legname che operavano nel settore edilizio. Ma il panorama degli artigiani del legno non si esaurisce qua: esistevano infatti i tornitori che prestavano attenzione all’essiccatura ottimale del legno.
Grazie all’espansione e al rafforzamento delle corporazioni, nuovi profili professionali emersero a fianco della classica figura del falegname: ebanisti, intagliatori, intarsiatori, stipettai, impagliatori di seggiole, e liutai si imposero nel panorama artistico toscano, lavorando su commissione per le famiglie nobili del tempo e per le potenti istituzioni ecclesiastiche.
La tarsia era la tecnica più impiegata nella fabbricazione di statue lignee, porte, armadi da sacrestia, leggii, e soffitti da destinare a chiese e certose, ma anche alle residenze di campagna di ricchi signori. Essa consiste nell’accostamento di tessere di legno policromo che riproducono, come in un mosaico, un disegno prestabilito.
Con la diffusione in Italia dello stile gotico si definì una sensibilità più profonda nel settore degli arredi da interni e nelle modalità di decorare gli spazi domestici. Fu così che durante il Rinascimento l’intaglio acquistò forti connotati artistici e architettonici, e Firenze divenne il punto di riferimento per tutta Europa nella lavorazione del legno.
Anche i corniciai e i restauratori rivestivano un ruolo altrettanto importante che si è mantenuto inalterato nel tempo e tutt’oggi li colloca tra i migliori e creativi ideatori di cornici artistiche al mondo. I corniciai di epoca medievale si distinguevano per una certa attitudine ad adornare pale e trittici con stucchi e dorature. Ma grazie all’innata propensione di Firenze per le cose semplici ed eleganti, a partire dal ‘400 questi artigiani si impadronirono di uno stile classico, sobrio e mai eccessivo che neppure il Barocco riuscì ad intaccare.
Un discorso a parte è da riservare a coloro che vivevano a stretto contatto con gli intagliatori: gli ebanisti e i maestri di tarsia.
Gli ebanisti erano artigiani portentosi, specializzati nella lavorazione dei legni duri e pregiati come l’ebano e le radici di noce e olivo. Furono loro a conquistare il primato nella creazione del mobilio di prestigio, costosissimo e riservato a pochi eletti.
Quali i tratti distintivi dei falegnami fiorentini? Il fatto di essere dei veri e propri artisti. Basta citare alcuni nomi: Filippo Brunelleschi, scultore del magnifico Crocifisso di Santa Maria Novella, Donatello, l’Ammannati e Benedetto da Maiano, l’architetto di Palazzo Strozzi. Personaggi noti e resi immortali da altre opere sensazionali, ma che non furono da meno nell’arte del legno.
Le botteghe dei legnaiuoli erano distribuite in varie zone della città: via dei Servi, via Tornabuoni, e i dintorni della chiesa di Santa Trinita. Ma non mancavano nella zona del mercato vecchio, in via de’ Medici, in via delle Brache e a Santa Maria Novella. Un cittadino del ‘400 che si fosse incamminato verso il Duomo, si sarebbe imbattuto nei laboratori dei cofanai.
C’erano numerose nozioni da acquisire per diventare artisti del legno: una minuziosa conoscenza delle varie tipologie di legname, del suo comportamento nel tempo e delle reazioni ai cambiamenti atmosferici; la scelta dell’essenza, i modi e le fasi lunari in cui segare il legno, la stagionatura. Gli artigiani erano scrupolosissimi e prestavano attenzione a numerosi dettagli in ogni fase del lavoro, anche in quelle precedenti al momento di intaglio vero e proprio: l’esposizione della pianta ai raggi solari, la vicinanza a corsi d’acqua e l’inclinazione del terreno su cui era cresciuta erano fattori importanti tanto quanto gli strumenti e le tecniche da impiegare durante la scolpitura.
Tutto questo sapere e tutta questa tradizione non sono dileguati dal territorio fiorentino. Da San Casciano Val di Pesa a Signa, da Certaldo alle colline di Pontassieve fino al centro storico del capoluogo toscano, è tutto un brulicare di botteghe e piccole aziende di famiglia che mantengono intatti valori, passioni, memorie e ad essi incorporano nuove suggestioni e impulsi creativi. Così l’arte dell’intaglio rivive nei restauri, nelle cornici, nelle specchiere dorate di Omero Soffici e si attualizza nei complementi di arredo moderno in legno di Kosedekor. Le raffinate forme di strumenti a corda dei liutai del ‘500 si armonizzano con le chitarre e i bassi fatti a mano di Marco Faggioli.
Ecco l’arte del legno come elemento conduttore di esperienza ed influenze, da rintracciare in oggetti che hanno mantenuto la stessa qualità e bellezza e che uno sguardo attento potrà individuare, di anno in anno, nei cerchi concentrici dell’albero più antico: la tradizione.