Tessuto a Firenze. L’artigianato sartoriale che ha stoffa
L’artigianato sartoriale che ha stoffa
La moda impregna le nostre vite anche laddove non crederemmo di incontrarla: nel linguaggio quotidiano e metaforico.Quanti modi di dire, proverbi, espressioni gergali hanno a che fare con l’abbigliamento, il tessuto e gli strumenti del mestiere?
Chi ama parlare attacca bottone con tutti, ma a volte dovrebbe cucirsi la bocca.
I più fortunati nascono con la camicia e molti disgraziati rimangono in camicia. In una gara c’è sempre chi dà del filo da torcere: alla fine ai vincitori si fa tanto di cappello mentre chi perde subisce cappotto.
Trattare gli ospiti con i guanti bianchi è buona regola del Galateo, ma se la conversazione prende una brutta piega è meglio stendere un velo pietoso sulla faccenda…La moda convive con noi, ma ci conduce anche in tempi lontani.
Quante donne del mito classico troviamo piegate su fusi e telai? Sono la sintesi della pazienza, della precisione, ma soprattutto del graduale procedere del tempo e della vita degli esseri umani. Dalle Parche fatali a Penelope, da Arianna fino a quella misteriosa Berta che filava con zelo, l’artigianato sartoriale non ha smesso di ricamare il profilo di personaggi e leggende seducenti. E ogni volta che il filo cedeva o si apriva un foro, dita agili rammendavano e ricomponevano l’orlo slabbrato del ricordo.
Ci piace immaginare che sia grazie al lavoro di queste eroine armate di ago e filo se ancora oggi possiamo rifugiarsi anche per un solo istante nel passato, indossarlo, sentirlo nostro in un abito cucito su misura. Ma con la moda il passato si traduce in futuro, sperimentalismo, qualcosa che guarda altrove e allo stesso tempo appartiene al nostro modo di essere. Insomma: un capo fatto a mano ci fa sentire eterni.
E questa è la straordinaria malia della moda: trasporta con sé la storia del mondo. È un tempo sospeso che non può finire e parla di noi.
In cerca del vostro tempo perduto? Visitate gli inventori dei sogni, qui sotto trovate la strada.