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Arezzo centro

Dove l’essenziale è visibile agli occhi

In molti si domandano se esiste ancora una Toscana autentica, integra e un pò mistica. Quella Toscana che scrittori e artisti hanno deposto nell’immaginario comune in brevi e corpose pennellate. Quella Toscana che allude sempre ad un altrove e si nasconde dietro le brume mattutine e le campagne desolate, sotto la gioviale apparenza dei morbidi paesaggi, dentro lo sguardo enigmatico dei suoi ultimi contadini. Tanti la vanno a cercare dove lei si è eclissata da tempo, dimenticando o ignorando del tutto il suo nido originario.

Lontano dalle vetrine scintillanti e dalle bancherelle di souvenirs “made in Taiwan”, quella Toscana che in molti cercano come un Santo Graal è rimasta impigliata nelle vie tortuose di Arezzo.

Arezzo è come le sue strade: avvitata su se stessa, attorno alle proprie oscure radici etrusche. E non scioglie il nodo che stringe forte la sua identità. Arezzo è una città che non si sbottona. Per capirla ci vuole tempo. Serve una buona dose di sensibilità per le cose tenui, semplici e pacate.

L’essenziale è invisibile agli occhi“. Lo ripeteva un piccolo principe che aretino non era, ma se avesse visto la città dove nacque Petrarca, se avesse solo per un istante ammirato Santa Maria della Pieve o il Duomo, avrebbe riformulato: l’essenziale è visibile agli occhi. Qui si può toccare la purezza e al medesimo tempo la vitalità dell’arte come cosa comune, come parte integrante della comunità. Ad Arezzo l’arte è veramente accessibile a tutti, è un linguaggio fatto di materia. Senza ricorrere a esempi, lo dimostrano in concreto gli artigiani di questo itinerario.

Possiedono il segreto della felicità. Non vi anticipiamo niente: a voi il piacere di scoprire qui sotto di cosa si tratta.