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Il seme dell’Altissimo ad Expo 2015

 

È partito il 20 aprile dai laboratori Henraux di Querceta alla volta di Milano Expo 2015, l’opera del maestro Emilio Isgrò, ‘Il seme dell’Altissimo’, realizzata con il marmo Bianco Altissimo delle cave di Seravezza. Un mese di lavoro, sette metri di scultura, 17 tonnellate di peso, un seme d’arancia ingrandito di 1 miliardo e 500 milioni di volte.

Il seme è stato presentato nei giorni scorsi al palazzo Mediceo di Seravezza dal sindaco della città Ettore Neri, il presidente della fondazione Henraux Paolo Carli e l’artista siciliano di fama internazionale Emilio Isgrò. “Per me il seme dell’arancia è un simbolo – ha detto Isgrò- simbolo della mia terra, di fecondazione, di abbondanza. Anche la montagna per me è seme, ventre di grandi nascite; poi in ogni parte del mondo si mangiano i frutti dell’arancia e se ne sputano i semi, ciò che rimane di una cosa buona”.

L’opera d’arte verrà inaugurata il 1° maggio in occasione dell’apertura dei saloni dell’Expo, installata nell’accesso principale dell’Expo Center, il Gate Ovest, pronta ad accogliere i milioni di visitatori arrivati da ogni parte del globo. Successivamente, l’artista e l’azienda la doneranno a Milano, dove sarà allestita in permanenza in uno spazio pubblico.

Emilio Isgrò racconta il suo nuovo progetto per Milano. Una riedizione di quel seme gigante, nato nel 1998 nella sua terra d’origine, la Sicilia, e allestito in una piazza di Bercellona Pozzo di Gotto, per volere del sindaco; un seme candido e monumentale, omaggio agli agrumeti siculi, alle memorie contadine e a quell’economia un tempo fiorente, legata all’agricoltura e all’esportazione verso Nord. Un seme povero e regale, auspicio di bellezza e di trionfo.

Simbolo di vita e immagine folgorante del futuro, della creazione e della trasformazione, il seme di Emilio Isgrò si dischiude una seconda volta, non più tra le maglie di una Sicilia controversa e luminosa, ma in un luogo di progresso e di speranza, che prova ad incarnare un’immagine nuova dell’Italia tutta.

E là dove un artista”, aggiunge Isgrò, “proprio all’Expo, nel cuore di un’Italia che cambia, osa impiantare un Seme alto sette metri, è assai probabile che prima o poi, là vicino o in un luogo non troppo distante, qualcuno si decida a impiantare una fabbrica di nuovo tipo, un’azienda capace di produrre qualcosa di cui il mondo ha urgente bisogno ma alla quale nessuno aveva pensato. A questo serve l’arte: a dare più coraggio ai coraggiosi, non a guardarsi allo specchio”.

 

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